Il gioco è una attività universale che interessa non solo tutti gli esseri umani, ma anche molte specie animali. Il gioco è una attività che oltre ad essere piacevole e gratificante, è anche strutturante, cioè aiuta la maturazione e l’acquisizione di importanti capacità personali e sociali.
Nel 1958 Roger Caillois nel libro I giochi e gli uomini dice che le caratteristiche di tutti i giochi sono:
- la libertà, cioè non vi è gioco quando non è la persona a scegliere, in piena autonomia, di prendervi parte;
- la separazione, che consiste nel fatto che il giocare è un attività ben delimitata nel tempo e nello spazio;
- l’incertezza, checaratterizza l’esito finale ma anche lo svolgimento stesso della partita.
- L’improduttività, dal momento che nessun risultato del gioco ha poi delle ripercussioni sul mondo reale,
- L’essere “finto”poiché il giocatore è consapevole di trovarsi al di fuori della propria realtà quotidiana.
Inoltre, Caillois distingue quattro categorie fondamentali di gioco:
- Agon, ovvero quei giochi connotati dalla competizione. Rientrano in questa categoria gli sport, sia di squadra che singoli, i giochi di intelligenza o di destrezza
- Mimicry, cioè quei giochi caratterizzati dal fatto che colui che li pone in essere, aldilà del divertimento provato, finga di essere un’altra persona: ad esempio mascherandosi a Carnevale, interpretando un personaggio. L’aspetto centrale in altre parole è il “giocare a fingersi qualcun altro”
- Ilinx, ovvero quelle attività ludiche caratterizzate dall’euforia provata nell’essere soggetti a forze estranee sulle quali non si possiede controllo, come ad esempio le accelerazioni di un ottovolante al luna park, il brivido di lanciarsi da un ponte tenuti solo da una corda o infine, cosa che suscita una certa inquietudine, lo stravolgimento mentale dato dall’alcol o dalle droghe
- Alea, cioè quei giochi caratterizzati dall’elemento centrale del fato. In questo tipo di attività non è richiesta al giocatore nessuna abilità ma solo il desiderio, e quindi il piacere, di abbandonarsi completamente ai capricci del fato. La maggior parte dei giochi d’azzardo rientrano in questa categoria.
Un gioco per potersi definire d’azzardo necessità di 3 elementi fondamentali:
- Vi è una scommessa di denaro
- La scommessa è irreversibile
- Il risultato del gioco è dovuto al caso
Negli ultimi due decenni, il gioco d’azzardo si è diffuso in molti paesi e l’Italia, secondo il giornale britannico The Economist, è il quarto paese che spende di più nell’Azzardo. Il GA ormai è una forma di intrattenimento popolare e accettabile. Solamente nelle Slot e VLT ogni cittadino ha speso in media 815,55 € a testa nel 2017.
Per la stragrande maggioranza delle persone il gioco d’azzardo rimane solo una forma di intrattenimento, tuttavia, per alcuni individui può trasformarsi in un problema molto serio. Siccome il gioco d’azzardo si è diffuso così rapidamente nel nostro paese, pochissimi di noi sono stati informati sui rischi o sui segnali legati allo sviluppo di una dipendenza da GA.
Le persone possono diventare dipendenti da qualsiasi tipo di gioco d’azzardo; tuttavia, Slot e VLT creano più dipendenza. Questo perché frequenti piccole vincite, la possibilità di gioco continuo, la presenza di giochi bonus, la presenza di jingle, una grande percentuale di “quasi vincite”, fanno delle slot machine una delle forme di gioco più additive.
Anche se potrebbe non essere facilmente accettato è importante capire che i disturbi da gioco d’azzardo sono una vera e propria malattia riconosciuta a livello scientifico. Pertanto, le persone affette da questo disturbo non sono:
- Cattive persone
- Moralmente deboli
- Senza autocontrollo
Il gioco d’azzardo problematico, anche se può svilupparsi rapidamente, non è immediato e segue alcune fasi che il Dott. Croce ha descritto nel suo libro “Giocatori d’azzardo: giovani e famiglie”.
Il più delle volte l’incontro con il gioco d’azzardo avviene insieme a parenti o amici. L’idea iniziale è quella di divertirsi, il gioco è associato all’eccitazione, alla distrazione, all’essere insieme ad altri ed infine anche alla possibilità di vincere. Alle volte si può essere distrattamente tentati di accettare un “Gratta e vinci” come resto del caffè alla stazione di servizio. Ci si avvicina con una certa diffidenza, con una certa cautela, dandosi dei limiti e con l’impegno di giocare in maniera moderata e controllata. E se per alcune persone questa esperienza rimane limitata o circoscritta in determinate occasioni e momenti, per altri, il giocare, perdere o il vincere può lasciare una traccia: la sensazione di avere scoperto una dimensione nuova, vissuto un’emozione, un brivido, un sentimento di complicità, di sfida. Può essere l’eccitazione della vincita, la sensazione di avere guadagnato facilmente denaro e senza fatica, di essere bravi, di essere fortunati e di divertirsi. Ma anche la sensazione della perdita, soprattutto se si è “sfiorata la vincita; il fatto di avere osato può spingerci a provare il desiderio di ritentare. E perché non riprovarci, perché non ritentare? Si ha la percezione di controllare il gioco, di giocare come quando e cosa si vuole e di riuscire a smettere con altrettanta facilità. Queste sono le caratteristiche della cosiddetta “fase della vincita”. Una fase del tutto assimilabile alla “luna di miele” con la sostanza che, le persone tossicodipendenti, incontrano all’inizio del loro percorso con le droghe. Le vincite che possono eventualmente arrivare, diventano la conferma che si sta facendo una cosa gratificante e anche giusta, mentre le perdite sono vissute come contrattempi, giustificate dal fatto che si sta imparando e comunque razionalizzate dalla speranza di potersi rifare facilmente, e smettere quando si vuole. Sono molte le persone che riescono a confinare il proprio rapporto con il gioco d’azzardo in questa dimensione: quella di uno spazio ludico spesso condiviso con altri, di uno svago innocuo e relativamente a basso prezzo.
Da attività occasionali, episodiche e periferiche, il pensiero e il ricorso al gioco possono diventare sempre più frequenti, sempre più centrali. Si investe gradualmente sempre più denaro, si comincia a giocare in maniera solitaria e si pensa al gioco anche quando si è al lavoro, mentre si è in famiglia, nel tempo libero. Si rivedono i momenti di gioco, si programma il ritorno, si escogitano strategie. In fondo non c’è nel soggetto la percezione di fare un qualcosa di dannoso. Non è una droga che distrugge l’organismo, non è un qualcosa di disapprovato socialmente. Ma la sensazione di non controllo che si può sperimentare può portare anche ad apprezzare la disinibizione, il sentimento di lasciarsi andare, di vivere le emozioni fino in fondo: di compensazione e contrapposizione a una quotidianità fatta, invece, di limiti, costrizioni e orari.
Talvolta il soggetto può domandarsi come mai abbia investito più denaro di quanto si fosse proposto, oppure perché abbia giocato molto più del tempo che si era prefissato. Ecco allora che ci si prova a dare dei limiti, limiti facilmente infranti. Le fasi di gioco diventano sempre più lunghe e i momenti di astinenza rischiano di diventare il pretesto per poi poter tornare al gioco d’azzardo, dicendosi che si è riusciti a farne a meno, e quindi ci si può permettere un diversivo, un regalo. Quando questo avviene, il gioco diventa sempre più centrale nella vita, nelle occupazioni e nelle preoccupazioni. Se il giocatore non riesce a fermarsi, sarà allora necessario inventare scuse e menzogne per giustificare a familiari, amici, colleghi le assenze, le mancanze di denaro, l’inaffidabilità. Ed è così che dalla fase della vincita costellata da senso di controllo, da esaltazione per le vincite, dalla relativizzazione delle perdite, dal piacere derivante dal giocare, senza rendersene conto ci si trova nella fase della perdita o meglio la “fase della dipendenza”.
I fattori di rischio sono quelle condizioni che aumentano la probabilità che una persona possa sviluppare un problema con l’azzardo. Partendo comunque dal presupposto fondamentale che: ogni situazione va valutata nelle sue particolarità, è possibile affermare che una persona è più a rischio se:
- fa una grossa vincita all’inizio della sua esperienza di gioco
- ha problemi di denaro
- non sa gestire il denaro
- ha avuto una recente perdita o cambiamento nella sua vita affettiva come ad es. una separazione, un brutto voto o un lutto
- gioca per allontanare le preoccupazioni riguardanti la sua salute fisica o psicologica
- si sente sola
- ha pochi interessi o passatempi o avverte che la sua vita manca di scopo
- si sente annoiata e agisce senza pensare
- usa il gioco o alcol o altre sostanze per cercare di superare pensieri o eventi negativi
- si sente scontenta o ansiosa
- ci sono stati episodi di violenza nella sua vita
- un membro della sua famiglia ha avuto problemi di gioco d’azzardo o con l’alcol o altre sostanze
- è convinta di avere un metodo infallibile che aumenta le possibilità di vincere
- ama il rischio e apprezza l’eccitamento
La maggior parte dei giocatori problematici nutre sentimenti e idee contrastanti riguardo al gioco d’azzardo. Da un lato essi sanno che l’azzardo crea problemi a sé stessi e a coloro che amano, ma al tempo stesso non sono in grado di accettare di non potersi riprendere i soldi spesi, e recuperare il tempo che hanno già perso. Per questi motivi spesso si sentono ansiosi o infelici, e possono persino odiarsi, ma l’impulso di giocare è troppo forte per resistere.
Con il progredire della dipendenza dal gioco d’azzardo il giocatore perde progressivamente il controllo di sé stesso, spende quantità sempre crescenti di tempo e denaro e non è in grado di fermarsi -consapevole solo dell’attività del gioco stesso- ignora le proprie attività e responsabilità quotidiane.
Molti giocatori problematici non sanno di essere dipendenti e potrebbero anche non sapere che è possibile diventare dipendenti dal gioco. Alcuni hanno tentato e fallito di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo in passato e diventano più irritabili o arrabbiati ogni volta che provano a farlo. Altri giocatori vogliono smettere, ma hanno paura che fermarsi – e accettare le perdite finanziarie – porterà i loro cari a conoscere il loro problema. Questo, a sua volta, li spinge a nascondere ancora di più la loro condizione (mentre si accumulano più debiti) sperando in una “grande vittoria” per recuperare le perdite.
Il primo passo per un giocatore problematico per riprendersi dalla dipendenza è ammettere di avere un problema, accettare ciò che ha perso e smettere di cercare la grande vittoria. Fino a quando il giocatore non compie questo primo passo, non sarà in grado di impedire a sé stesso di continuare a giocare.
Gruppi di giocatori a rischio
In Veneto dal 2015 fino al primo trimestre del 2019 la prima fascia di età maggiormente rappresentata tra i giocatori d’azzardo problematici è quella compresa tra i 45 ed i 59 anni.
Tuttavia, la dipendenza da gioco d’azzardo può colpire chiunque, ovunque e in qualsiasi momento. Secondo la letteratura scientifica alcuni gruppi di persone corrono un rischio maggiore di sviluppare un problema di gioco rispetto ad altri. Per questo motivo abbiamo voluto inserire in quest’area alcune delle fasce di popolazione considerate più a rischio.
Essere un membro di una di queste non significa che svilupperai sicuramente un gioco d’azzardo problematico, ma che potresti avere maggiori possibilità di sviluppare una dipendenza. Al tempo stesso, anche se non sei un membro di questi gruppi, è comunque possibile sviluppare una dipendenza.
A rivelare un aumento di gioco d’azzardo in questa fascia della popolazione è stata l’indagine “Anziani e Azzardo” condotta in collaborazione con Libera da Gruppo Abele e Auser Nazionale, che ha esplorato il comportamento di gioco d’azzardo tra la popolazione over 65 in 15 regioni d’Italia (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Veneto).
Raggiungere l’età della pensione solo per condannare sé stessi ad anni di debiti e ansie però sembra davvero un controsenso. Le cause del problema sono perlopiù collegate ad aspetti relazionali: nella maggior parte dei casi sono l’isolamento e la mancanza di socializzazione a spingere l’anziano a cercare attività che possano riempire tale vuoto comunicativo. Inoltre, gli over 65 corrono il rischio di utilizzare tutti risparmi della pensione e di non poter più lavorare per compensare le perdite legate al gioco. Spesso possono presentare un deterioramento cognitivo che interferisce con la loro capacità di prendere decisioni corrette, potrebbero non capire che il GA crea dipendenza, rendendo più difficile l’identificazione del problema. In molti casi i giocatori over 65 sono meno disposti a cercare assistenza e tendono a nascondere che giocano d’azzardo a causa dello stigma associato.
Gli over 65 sono quindi più sensibili a sviluppare problemi da gioco d’azzardo perché:
- hanno più tempo libero e / o da soli,
- spesso nei comuni mancano attività alternative,
- affrontano molto più di altre persone grandi cambiamenti o perdite (es. la morte di persone care, la fine della carriera lavorativa o l’isolamento dalla famiglia e dagli amici),
- cercano di sfuggire a limitazioni fisiche,
- il gioco d’azzardo crea eccitazione e consente loro di correre dei rischi,
- ricercano la compensazione di un reddito pensionistico esiguo,
- i casinò sono un’opportunità di socializzazione,
si sentono al sicuro nei casinò poiché sono presenti guardie 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
L’incontro con il gioco, con tutte le emozioni, le complicità, il senso di trasgressione e le illusioni che può offrire, può risultare molto rischioso per un adolescente. I risultati dell’indagine ESPAD 2019 mostrano che il 22 % degli studenti adolescenti in Europa ha riferito di aver giocato d’azzardo almeno una volta negli ultimi 12 mesi. Il dato preoccupa soprattutto perché i giochi d’azzardo in Italia sono vietati ai minori di 18 anni.
I risultati mostrano anche che le attività di gioco d’azzardo più popolari sono le lotterie (49 %). Quando il gioco d’azzardo inizia durante l’adolescenza molto spesso i genitori, o chi gli sta accanto, legge questi agiti come delle semplici trasgressioni adolescenziali.
Bisogna però stare attenti ad alcuni segnali, ad esempio quando il/la ragazzo/a:
- non mostra interesse per la scuola, e ad esempio riporta un improvviso calo nei voti,
- appare evasivo nel raccontare del tempo libero trascorso e richiede sempre più spesso di uscire,
- ogni giorno torna a casa da scuola più tardi del previsto e non è in grado di spiegare il perché,
- mostra un cambiamento generale nel comportamento (ad esempio è spesso imbronciato, irritabile, irrequieto, permaloso, di cattivo umore o costantemente sulla difensiva),
- è costantemente a corto di denaro,
- richiede costantemente denaro,
- da casa iniziano a mancare dei soldi (ad es. dalla borsa della mamma o dal portafoglio del padre),
- vende beni personali e non è in grado di rendere conto del denaro speso,
- può essere coinvolto in attività criminali (ad esempio taccheggio) finalizzate a vendere gli oggetti per ottenere altro denaro da giocare,
- torna a casa affamato ogni pomeriggio dopo la scuola (perché ha speso i soldi nel gioco d’azzardo),
- perde interesse per le attività di tutti i giorni,
- ha difficoltà a concentrarsi,
- si allontana dagli amici o litiga con loro,
- non si prende cura del proprio aspetto o dell’igiene personale,
- racconta continuamente bugie (soprattutto riguardo al denaro).
Poco presenti nel mondo dell’azzardo fino a qualche anno fa, ne sono ora invece sempre più “protagoniste”. Fino a qualche anno fa il gioco dell’azzardo era infatti un ambito prettamente maschile; attualmente è invece per il 40% anche femminile. Le donne che giocano di più sono quelle di età compresa tra i 45 e 55 anni.
Le motivazioni per cui le donne dicono di giocare (sia on-line che offline) sono soprattutto:
- per vincere la solitudine e la frustrazione;
- per far quadrare il bilancio familiare;
- per riempire il vuoto lasciato dall’uscita di casa dei figli (spesso collegato all’idea di trovarsi in un matrimonio dove si sentono di non aver più un ruolo importante);
- per trovare un’alternativa alla loro quotidianità spesso ripetitiva e noiosa.
Le donne giocano quindi, più per superare la noia o la solitudine, e per distrarsi piuttosto che per vincere forti somme di denaro. Probabilmente è per queste ragioni che scelgono giochi che fanno spendere loro somme più piccole per ogni sessione di gioco ma che consentono loro di passare più tempo a giocare.
Un ulteriore elemento di rischio per il sesso femminile è rappresentato dal fatto che le donne hanno più difficoltà a chiedere aiuto alle strutture pubbliche o del terzo settore perché:
- spesso non trovano nei familiari e nelle amicizie il sostegno per affrontare le difficoltà in cui si trovano;
- sono coloro che più di tutti hanno il ruolo di “collante” della famiglia e, spesso, anche di tutela del patrimonio familiare;
- la donna che “trasgredisce” ai ruoli sociali che da secoli le sono stati attribuiti viene criticata severamente;
- all’interno della coppia l’uomo è meno propenso ad “accettare” che la sua partner giochi d’azzardo piuttosto che il contrario.
Ottenere aiuto
Vista la difficoltà di aggancio, e preso atto delle differenze nella popolazione femminile, alcuni elementi del trattamento possono variare tra uomini e donne.
Presso gli Ambulatori di Conegliano e a Castelfranco Veneto sono attivi due gruppi composti da sole donne.
Ottenere aiuto si può. E molte donne che hanno cercato un trattamento riferiscono un miglioramento della patologia e una soddisfazione maggiore rispetto al passato!